BARI – Long-Covid, cosa sappiamo fino ad oggi? Sono ancora tanti i punti da chiarire. L’Istituto Superiore di Sanità lo descrive come una “condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta di Covid-19”. Insomma, se il virus passa i sintomi restano. Soprattutto ora che sono di nuovo cambiate le misure di contrasto alla pandemia, con la situazione epidemiologica in continua evoluzione, sembra sempre più importante tenere conto e affrontare gli effetti a lungo termine del Covid. Dal malessere fisico a quello mentale, dalla stanchezza ai dolori muscolari, dal mal di testa alla perdita di gusto e olfatto. E, ancora, insonnia e ansia: sono tanti i sintomi che possono rimanere o comparire dopo l’infezione.
Quali possibilità di terapia esistono?
“La pandemia che ci ha colpito ha lasciato in tutti noi strascichi psicologici e fisici. Ci sono diversi trattamenti poco conosciuti o denigrati che possono, invece, aiutare concretamente chi è colpito da long-Covid– spiega Roberto Settembre, dirigente medico di I livello in neurochirurgia a Bari, che ha appena pubblicato “Più forti del Covid, armi naturali e innovative per difendersi dal virus e guarire dal long Covid” – Dopo i tragici eventi che ci hanno colto di sorpresa a partire dal febbraio 2020, mi sono ritrovato a trattare un numero incredibile di persone, la cui vita era stata sconvolta sia in modo diretto sia di riflesso. Parlando con la gente notavo che la frustrazione maggiore nasceva dall’idea che le loro vite non sarebbero tornate più come prima e che le soluzioni potessero essere solo farmacologiche. Ma i risultati positivi che ho riscontrato con approcci diversi mi hanno spinto a dare un messaggio di speranza a chiunque si trovi in difficoltà: anche se i farmaci non danno i risultati agognati non è finita, si può e si deve guarire”.
Quali sono, dunque, le principali terapie alternative che possono essere considerate un valido supporto per contrastare gli effetti del long-Covid?
“Un approccio olistico, spesso sottovalutato, o peggio ancora deriso – spiega Settembre – ci permette di non tralasciare le varie sfaccettature dei disagi creati. Certo, non esiste la ricetta per una guarigione sicura. Ma un’attenzione a 360 gradi dei disturbi, unita all’ascolto attento del paziente e del suo percepito, possono orientarci per una cura fatta su misura, perché ciascuno di noi reagisce ai vari stress psico-fisici in modo completamente diverso. Ecco perché una cura ad personam ha più possibilità di successo. Non bisogna darsi per vinti se le terapie classiche non danno risultati. Dalla fitoterapia all’omeopatia, passando per l’agopuntura, l’ossigeno-ozonoterapia o la stimolazione magnetica transcranica, sono tanti i trattamenti della medicina complementare che possono essere utilizzati. L’avere una visione olistica del paziente mi ha portato, negli anni, a trovare il maggior numero di armi a disposizione per poter aiutare a risolvere, o quantomeno a migliorare la sua condizione patologica”.
Degli esempi?
“Nel mio libro sono tanti i casi che ho preso in considerazione. Ad esempio Francesca mi riferiva che da quando è iniziata la pandemia soffriva di attacchi di panico inaspettati e improvvisi caratterizzati da una forte paura di infettarsi, e quindi di morire. Inizialmente aveva cercato la soluzione con delle tisane di valeriana, poi con psicofarmaci consigliati dal suo medico di famiglia. Dopo circa 4 mesi di cure infruttuose aveva scoperto dell’esistenza della stimolazione magnetica e, per questo, mi aveva contattato. Già dalla quarta seduta Francesca era più rilassata e dopo 10 giorni riusciva tranquillamente a stare in mezzo alla gente senza alcuna paura. Ovviamente avrà necessità di ulteriori sedute per stabilizzare la situazione, ma la strada è finalmente in discesa.
O ancora, c’è Michele e i danni da smart working. Impiegato cinquantenne ha cominciato a soffrire di insonnia e dolori diffusi. Quando si è rivolto a me gli ho consigliato di sottoposi a un ciclo di magnetoterapia dinamica mediante un sistema innovativo chiamato ‘iMRS prime’ che, mediante una sorta di tappetino su cui si sdraia il paziente, emana onde a triplo dente di sega. Già dopo una quarantina di giorni, Michele mi ha raccontato che riusciva a riposare molto meglio e ciò gli creava uno stato di benessere generalizzato. Oggi ha risolto il suo problema. Avere una mente aperta – conclude Settembre – curiosa, coriacea, ci consente di scoprire strade diverse che portano, insieme a quelle convenzionali, a seguire il giusto percorso terapeutico appropriato sul singolo paziente, con l’unico scopo di restituirgli un suo sacrosanto diritto: la salute”